Che cosa possiamo chiedere di esprimere a un pittore contemporaneo?
Dopo un secolo ricco e denso di esperienze d'ogni genere e tipo, come è stato il Novecento non è facile porsi davanti a una tela bianca per cercare qualcosa di originale da dire.

In questo senso, stiamo attraversando da anni un periodo "di transizione", riassuntivo di ciò che è stato fatto dalle avanguardie storiche in poi. Ultimamante, almeno per quello che concerne il panorama italiano, molta pittura "giovane" si è orientata verso la reintegrazione del linguaggio figurativo, prediligendo il taglio irrealista, neo-classico o addirittura contaminandolo con la fotografia per avvicinarsi in modo virtuosistico alla realtà, fino a raggiungere il minimale nella semplicità scarna o rarefatta dell'immagine.

Alberto Zamboni indaga la figura e il ritratto come banco di prova di abilità compositiva e analisi dell'animo umano, ricerca all'interno della natura umana; la sua pittura, più intima e mentale, è impostata sui registri dell'indagine introspettiva, con l'occhio attento ai grandi classici. Nelle sue opere possiamo scorgere citazioni e raffinate allusioni al repertorio iconografico del passato, come sentito "tributo", sensibilità accorta nel mettere a punto un linguaggio che mira decisamente a un alto confronto con ciò che ci ha preceduto.

Pose, sguardi, primi piani, stati d'animo, umori e pensieri che vagano come luci e ombre, passando sui volti intensi, "catturati" nell'attimo di una riflessione, messi di fronte allo specchio delle verità più riservate.